WHISKY - WHISKEY.-----clicca e scopri-----
Il whisky o whiskey è una bevanda alcolica, ottenuta dalla distillazione di un mosto fermentato composto da orzo ed altri cereali in percentuale variabile, maltati e non maltati, che viene successivamente invecchiata in botti di legno, generalmente di quercia.
Diverse tipologie di whisky sono prodotte in tutto il mondo, in paesi culturalmente e socio-demograficamente distanti, ma uniti dalla passione di creare un distillato antico. I diversi metodi di produzione differiscono principalmente nella natura e nelle proporzioni dei cereali usati come materia prima, così come il malto d’orzo e i tipi di alambicchi usati per la distillazione.
Le principali tipologie di whisky si contraddistinguono fra di loro per le caratteristiche dei luoghi in cui vengono prodotti, che a volte coincidono fra di loro (vedi il clima della Scozia, sorprendentemente simile ad alcune zone del Giappone), mentre altre costituiscono vere e proprie rarità che rendono ogni sorso un’ esperienza unica da degustare.
Geograficamente parlando, possiamo dividere le tipologie di whisky in 6 zone differenti: Scotch Whisky, Irish Whiskey, American Whiskey, Japanese Whisky, Australasian Whisky, European Whisky.
STORIA.
Da sempre Irlanda e Scozia si contendono la paternità del whisky, tuttavia non esistendo documenti ufficiali per stabilirlo ci si attiene a narrazioni e leggende tra le quali quella più diffusa porta al Santo Patrono dell'Irlanda San Patrizio nato con il nome Maewyin Succat nel 385 d.C. da famiglia nobile romana nella Britannia Romana (riconducibile all'attuale Scozia) e morto in Irlanda nel 461 d.C. Ad egli viene accreditata la creazione di una bevanda alcolica "Uisce Beatha" ovvero "Acqua di Vita" usato all'epoca in Irlanda principalmente per scopi medicinali che viene considerato come l'antenato del whisky.
Le origini del Santo e la Terra in cui visse operando una intensa attività di apostolato (praticamente riuscì a convertire al cristianesimo tutti gli abitanti dell'isola e per questo considerato uno dei missionari di maggior successo) è sicuramente il motivo fondamentale della disputa nata per la paternità del whisky.
Nel 1172 quando le milizie Inglesi guidate da Enrico II invasero l’Irlanda, ebbero modo di conoscere la bevanda e pur non sapendola ne descrivere, ne nominarla, la apprezzarono oltremodo e gli attribuirono il merito dei coraggiosi comportamenti degli Irlandesi mostrati in combattimento, al limite dell'instancabilità. La produzione della "Uisce Beatha" cominciò a svilupparsi (grazie alle conoscenze dei monaci seguaci a San Patrizio) anche oltre i confini Irlandesi, ma l'originale nome risultava di difficile pronuncia ai vittoriosi invasori e pertanto nel corso del tempo mutò in: uisce - fuisce - uisge - uiskie e infine whisky. Però, nessuna fonte scritta e veramente affidabile ha ancora oggi stabilito se al susseguirsi dei diversi nomi si facesse riferimento sempre al medesimo prodotto o in realtà ad alcune sue eventuali varianti.
Comunque sia, il primo documento che certifica l’esistenza del whisky in Scozia è datato 1494 e riguarda una consegna ad un frate tal John Corr, dell’Abbazia di Lindores, un piccolo paesino lungo il fiume Tay, di una quantità d’orzo (8 buratti per la precisione o “boll” ) da destinare alla distillazione di 12 mila bottiglie di “uisge beata”. L’ordine di produzione arrivò direttamente da Re Giacomo IV e doveva essere rispettato tassativamente. Questo documento scritto l”Exchequer Roll”, di fatto una prima nota dove gli esattori segnavano i tributi e le consegne di materiale, dimostra la presenza ufficiale del distillato nel tessuto sociale scozzese di allora. Pertanto, se dovessimo ragionare in base alle sole carte scritte, l’origine del whisky sarebbe da attribuire certamente agli scozzesi.
Per lungo tempo nella tradizione europea il whisky fù destinato a soli scopi medicinali e snobbato per un consumo voluttuario che vedeva preferiti Cognac, Bandy o Gin. Quindi, contrariamente a quanto già accadeva in Irlanda o Scozia, la sua notorietà e consumo erano abbastanza limitati al di là di questi confini fino a quando nel 1863 la fillossera decimò i vigneti di tutta Europa. Questa tragedia della viticoltura si tradusse in una fortuna inaspettata per i produttori di whisky, che videro moltiplicare gli ordini della nobiltà inglese e degli altri stati, data la carenza di Cognac e Brandy. Nuove opportunità legate al saper incentivare il suo utilizzo per scopi medici, consentiranno in alcuni casi di non arrestarne la produzione destinata a stati che ne avevano vietato il consumo ma anzi di incrementarlo. Eclatante è il caso della distilleria Laphroaigh che riuscì ad aggirare le regole ferree del Proibizionismo Americano (1919 –1933), proponendo il suo whisky ricco di nettissimi sentori di iodio, come trattamento delle disfunzioni della tiroide e come coadiuvante nei casi di forte debilitazione e quindi per tale motivo abilitato alla vendita nelle farmacie.
Durante gli anni, la storia del whisky si è arricchita di aneddoti e leggende ma anche di figure iconiche che hanno fortemente caratterizzato e modificato la sua produzione. Partendo da San Patrizio considerato unanimemente quale padre del whisky, non si può non citare Magnus Eunson pastore protestante delle Isole Orcadi e nello stesso tempo distillatore illegale che nascondeva regolarmente il suo whisky in chiesa. Si narra che per sottrarre alla confisca il suo whisky arrivò addirittura a nasconderlo in una bara e simulando un funerale riuscì ad allontanare gli esattori dicendo loro che essa conteneva un la salma di una persona morta di vaiolo. Altra figura rappresentativa è Elijah Craig, prete ed educatore del Kentucky considerato da molti l’inventore del bourbon whiskey e quindi della variante americana del prodotto. Degno di nota è sicuramente anche Jack Daniel, che ha reso il suo Tennessee whisky un vero e proprio simbolo riconosciuto in tutto il mondo.
Altri nuovi distilatori di ottimo whisky invece, hanno avviato le loro produzioni in India, Taiwan, Giappone e di recente anche nel nostro paese (caso della distilleria Puni) e pertanto stanno apportando il loro contributo evolutivo a questa già molto interessante bevanda alcolica.
PRODUZIONE - INGREDIENTI E PROCESSO.
Come già detto, il mondo del whisky è affascinante e ricco di sfumature ma indagando a fondo si scopre che in realtà gli ingredienti usati per la sua produzione sono quasi sempre gli stessi: acqua, cereali e lievito; alla fine le differenze tra i diversi stili emergono per le capacità di saperli selezionare ed impiegare nel corretto modo per produrre il mosto fermentato e per il successivo metodo utilizzato per la distillazione dello stesso.
L'ACQUA: si può considerare l'ingrediente base sia perchè ne costituisce una alta percentuale del prodotto (40% - 60%) sia perchè contribuisce a determinarne alcune caratteristiche. Per alcuni scozzesi un'acqua povera di minerali costituisce il segreto del loro ottimo single malt mentre altri ne preferiscono una rica di minerali perchè sostengono che alimentando meglio i lieviti favorisce la fermentazione. In Galles ed Irlanda si tende a preferire un acqua dura. Negli USA un'acqua con una alta concetrazione di calcio è considerata fondamentale per la produzione di un buon bourbon. L'acqua che passa attraverso la torba dell'Isola di Islay e si arricchisce di acidità è una caratteristica particolare per il whisky dell'isola. Questo elemento è considerato molto importante dai distillatori tanto che addirittura alcuni di loro si spingono a proteggere le sorgenti acquistandone il terreno.
I CEREALI: sono determinanti nel conferire note distintive al whisky. Orzo, mais, segale, e frumento costituiscono la base da cui si potranno estrarre una variegata gamma di sapori.
L'Orzo maltato viene usato singolarmente per i Single Malt; tende a conferire note dolci di cereale, biscotto, crema e nocciole e costituisce sempre una base importante quando si ipotizza di miscelarlo con gli altri cereali.
Il Mais è un cereale resistente, facilmente coltivabile e prosperoso in tutti i paesi a clima temperato, il suo ciclo produttivo abbastanza corto (circo 80 gg.) ne fa uno dei cereali più diffusi negli USA e lo vede impiegato nella produzione del Bourbon presente nella miscela dei malti almeno al 51%, conferendo note dolci e speziate al distillato.
La Segale grazie alla sua grande adattabilità climatica può essere coltivata anche ad elevate altitudini e su terreni senza particolari cure. Combinato almeno al 51% costituisce la base maltata per produrre il Rye Whiskey, mentre compare in % inferiori quando va a formare la miscela per produrre Bourbon e Whisky Canadesi. Conferisce al prodotto finale sentori di frutta secca.
Il Frumento appartiene alla famiglia delle Graminacee e fù tra le prime ad essere coltivate in Europa già in epoca preistorica. Viene principalmente impiegato per la produzione del Grain Whisky un distillato a base di cereali non maltati uniti a orzo tallito. Solo una piccola quantità dello stesso è imbottigliato in purità mentre buona parte va a costituire ingrediente per i Blended Whisky. Conferisce gusto dolce e cremoso.
IL LIEVITO: è poco conosciuto nel mondo dei whisky ma gioca un ruolo importante nella creazione dell'alcol base da distillare e nel conferire carattere al distillato. E' un microorganismo vivente che alle sue temperature preferite può rimanere per anni in uno stato dormiente, ma appena intercetta gli zuccheri si risveglia e si riproduce con rapidità attivando e completando il processo della fermentazione. I lieviti utilizzati sono quelli che vengono impiegati per fermentare la birra e dopo essere stati selezionati vengono custoditi gelosamente dai produttori in quanto considerati come tra i principali artefici del profumo e del gusto.
Altri due elementi vengono spesso utilizzati per la produzione del whisky: la Torba e le Botti.
La Torba è un materiale vegetale decomposto dall'acqua e parzialmente carbonizzato che viene a formarsi nell'arco di migliaia d'anni in luoghi pressocchè paludosi. Il suo impiego fu sostituito dal carbone ma nella produzione del whisky è ancora in uso per essiccare il malto da utilizzare in ammostamento soprattutto nelle isole scozzesi. Il malto torbato quando utilizzato conferisce forti sentori di affumicato al distillato. La torba inoltre può anche caratterizzare lievemente l'acqua (se gli scorre sopra) e pertanto un utilizzo dell'acqua in questione può anchessa conferire profumi fumè al distillato.
Le Botti infine (ma non certo per importanza) aprono uno degli scenari più interessanti nel mondo del whisky ma del resto di tutto il panorama dei prodotti alcolici. Ne esistono di varie dimensioni e altrettanto vari legni ed anche loro sono capaci di caratterizzare fortemente il prodotto finito. Sono impiegate per la maturazione e l'affinamento del prodotto e possono essere impiegate quelle di primo passaggio o utilizzate altre che invece hanno contenuto importanti vini o altri distillati. Se utilizzate correttamente possono avere effetti decisi sul flavour del prodotto e portarlo ad assumere ulteriori strati di aromi e sapori.
Ma veniamo adesso alla descrizione del processo produttivo.
MALTAGGIO: tra tutti i vari cereali utilizzati, l’orzo è quello contribuisce maggiormente alla gamma aromatica di un whisky. Per oltre trecento anni i distillatori hanno prestato particolare attenzione all’orzo che selezionavano, in quanto rappresentava la spesa maggiore per una distilleria, ma allo stesso tempo rappresentava il cuore del processo di produzione. Da vari decenni, il maltaggio (il primo passo nella conversione del grano in alcool) non viene più effettuato all’interno delle stesse distillerie (solo pochissime riescono ancora a farlo). Questo processo lungo e costoso, oggi viene subappaltato a malterie meccanizzate che permettono di risparmiare tempo e denaro, oltre ad ottenere malti d’orzo in linea con le specifiche individuali di ogni distilleria. Spesso percepito come unico processo, il maltaggio invece prevede tre fasi distinte: Macerazione, Germinazione ed Essiccazione che vanno a modificare l'orzo e lo trasormano alla fine in "malto".
AMMOSTAMENTO o MASHING: il malto viene macinato in una farina ruvida, chiamata grist, grazie a al malt mill, una sorta di mulino e successivamente mescolato con acqua calda in appositi contenitori metallici chiamati Mash Tun attraverso dei bracci rotanti. Il composto ottenuto prende il nome di Mash e sotto l'azione degli enzimi che trasformano gli amidi in zuccheri si trasforma in un mosto zuccherino che dopo opportuna separazione dalle trebbie viene chiamato Wort.
FERMENTAZIONE: il wort attraverso uno scambiatore di calore viene raffreddato fino a temperatura utile (mai sopra i 20°) e travasato in un altro contenitore WashBack dove riceve il lievito ed inizia la magia della fermentazione che vede il lievito mangiare gli zuccheri e produrre alcol ed anidride carbonica. La fermentazione dura dalle 40 alle 60 ore ed una volta ultimata il prodotto ottenuto viene definito Wash.
DISTILLAZIONE: consiste nel separare l'acqua dalla parte alcolica con l'utilizzo del calore. Il Wash precedentemente ottenuto viene bollito in grandi alambicchi di rame che possono essere di tipo classico e chiamati Pot Still o di concezione moderni e definiti Alambicchi Continui. In ambedue i casi comunque l'alcol, che evapora ad una temperatura più bassa rispetto all'acqua, risale sotto forma di vapore lungo il collo dell'alambicco e passa attraverso un condensatore raffreddato ad acqua, la differenza di temperatura fa condensare il vapore che torna nella sua forma liquida. L'uso del rame in questa fase è fondamentale perchè questo materiale rimuove i composti solforosi indesiderati e trattiene oli e grassi che possono modificare il gusto dell'alcol. La Distillazione Continua viene usata per produrre praticamente tutti i Bourbon, Rye, Tennesse e Canadian, come anche il grain spirit usato per il blending degli Scotch Whisky. Il modello di alambicco continuo più diffuso è quello COFFEY o a COLONNA brevettato nel 1830 dall'irlandese Aeneas Coffey. Rispetto alla produzione con il Pot Still la distillazione continua in alambicco Coffey è più simile ad un procedimento industriale in quanto può lavorare in modo continuo senza richiedere la sua pulizia tra un lotto e l'altro cosa che invece è indispensabile per i primi.
L'alambicco continuo è formato da due grandi colonne parallele (in Acciaio Inox o Rame) collegate tra loro, chiamate Rettificatore ed Analizzatore. Nel Rettificatore il Wash viene riscaldato da vapore caldo e fatto scendere attraverso una serie di piastre perforate (in Rame) che trattengono i composti più pesanti. I composti Volatili (più leggeri) vengono vaporizzati e passano nella seconda colonna (con una gradazione oscillabile dal 10 e al 20 % di Vol.). L'Analizzatore, raffredda il vapore durante la sua risalita e lo condensa sotto forma di liquido ottenendo l'Acquavite. Con questo motodo è possibile distillare acquavite fino a quasi 95% di gradazione.
DISTILLAZIONE DISCONTINUA o DOPPIA: è il metodo tradizionale di distillazione utilizzato per la produzione dei Single Malt che prevede l'utilizzo di due Pot Still in rame. Si inizia il processo immettendo il Wash nel primo alambicco (Wash Still) e si porta ad ebollizione facendo attenzione a non far arrivare la schiuma procurata dall'ebollizione sull'orlo del Wash Still rischiando di farla passare nel condensatore. L'ebollizione continua fino a quando la gradazione del liquido arriva a 20%-21% di vol. e si procede poi alla eliminazione del Pot Ale (il residuo del processo rimasto nel Wash Still). Intanto l'alcol sotto forma di vapore passa attraverso dei Condensatori che favoriscono il suo ritorno allo stato liquido. I condensatori sono anchessi in rame ed hanno forma cilindrica, sono attraversati da sottili tubi in cui scorre acqua fredda e sui quali pertanto andrà a condensarsi il vapore alcolico. Il liquido ottenuto prende il nome di Low Wines (vini bassi) e viene miscelato con il residuo del precedente ciclo di distillazione portando la gradazione alcolica a circa il 30% vol. A questo punto la nuova miscela viene introdotta nel secondo alambicco Spirit Still e portato a nuova ebollizione. Diversamente da quanto fatto nella prima distillazione nel Wash Still, dove quasi tutto il liquido alcolico condensatosi viene recuperato, in questa fase invece ne viene scartato molto. A miscela riscaldata i primi alcoli volatili hanno un tenore alcolico più alto (75% - 80%) e tendono ad essere tossici o nella migliore delle ipotesi di cattivo sapore, pertanto una volta condensati e definiti Foreshot (Testa) vanno raccolti in un nuovo recipiente e messi da parte. Proseguendo la distillazione i vapori alcolici tendono ad assumere valori più bassi ed una volta condensati presentano caratteristiche di aroma e sapore idonei ad andare a formare il Cuore del distillato e pertanto raccolti in un altro recipiente chiamato Intermediate Spirit Receiver. La parte finale della distillazione produrrà il liquido alcolico definito After Shot o Feints (Coda) anche esso di sapore sgradevole e pertanto andrà a raggiungere il Foreshot nel medesimo contenitore per poi essere aggiunti al prossimo Low Wines e distillati una seconda volta.
La modalità di separazione dei tre distillati varia a seconda della distilleria ed in certi casi si ricava una quantità davvero piccola di distillato finale. L'utilizzo in questa fase dello Spirit Safe, un contenitore in ottone con all'interno degli idrometri per la misurazione della gradazione alcolica e pareti trasparenti per verificare la limpidezza del distillato, risulta indispensabile al distillatore. Arrivati a questo punto, l'acquavite contenuta nello Spirit Receiver è un liquido puro con gradazione alcolica di circa il 70% vol. troppa alta per immetterlo nella botte e quindi necessita di una diluzione con acqua fino ad arrivare ai 63% - 64% di vol. che è ritenuto il valore ottimale di alcolicità per la maturazione del whisky.
TRIPLA DISTILLAZIONE: mentre in Scozia il single malt viene prodotto quasi esclusivamente con il metodo della Doppia Distillazione, in Irlanda invece ogni whiskey viene prodotto distillandolo tre volte. Il processo è comunque molto simile a quello Scozzese: il Wash viene portato ad ebollizione con un alambicco Wash Still ed il Low Wines ottenuto viene introdotto nel secondo alambicco che in Irlanda viene definito Feints Still per la seconda distillazione. Anche in questo caso la Testa e la Coda del distillato vengono scartate, mentre il cuore nominato Feints, insieme alla testa ed alla coda della precedente distillazione viene introdotto nel terzo alambicco denominato Spirits Still. La terza distillazione segue lo stesso principio della seconda; la testa e la coda che in questo caso prendono il nome Strong Feints vengono scartate (per essere poi riutilizzate alla prossima distillazione) ed il Cuore un limpido da 82-85% vol. passa a maturare in botte. Questo metodo produce un whiskey più puro e morbido rispetto ad un whisky scozzese ma la terza fase di distillazione lascia nello Spirit Still alcune informazioni relative ad aromi e sapori.
MATURAZIONE: Apprezzati per la loro solidità e impermeabilità, i barili di quercia (oak barrel) sono stati a lungo utilizzati come contenitori, indipendentemente dal loro paese di origine. Dal XX secolo, essendo obbligati a invecchiare il loro whisky per un minimo di tre anni, i produttori iniziarono ad interessarsi alle proprietà della quercia e al suo impatto sugli aromi e sul colore del distillato.
Esistono più di 50 varietà di quercia al mondo, ma solo poche contengono le qualità necessarie all’invecchiamento del whisky. La quercia bianca (white oak, quercus alba) nativa americana è una delle più utilizzate grazie alla sua malleabilità e porosità. Le quercie europee (quercus robur, quercus sessilis or petrae), invece, sono particolarmente utilizzate nell’invecchiamento dello sherry oloroso, le cui botti sono molto ricercate dalle distillerie scozzesi per via della loro capacità di estrarre più composti aromatici del normale.
Gli innumerevoli stili di produzione differenti, uniti alla stravaganza di ogni Master Distiller, hanno portato anche alla creazione di nuovi tipi di botte come la Limousin (quercus pedunculata) utilizzata per la maturazione del cognac.
Tutti questi barili possono essere utilizzati nel loro stato originale, o possono essere sottoposti a vari processi, come la stagionatura del vino dove il barile viene prestato a delle cantine che lo usano per invecchiare il proprio sherry prima di essere restituito alle distillerie e utilizzato per l’invecchiamento del whisky. Un’altra procedura ampiamente utilizzata è la carbonizzazione del barile: l’interno di esso viene bruciato più o meno intensamente per concentrarsi e portare in superficie i composti aromatici della quercia. La durata della vita di un barile è stimata in circa sessanta anni. Sempre più distillerie scozzesi stanno sperimentando barili che contenevano Madeira, Porto, Sauternes, vini di Bordeaux, Calvados, e molti altri in modo tale da ampliare largamente il ventaglio aromatico di ogni singolo whisky.
Per non dilungarci troppo, possiamo affermare che esistono diversi fattori che condizionano l’invecchiamento di un barile, in un’unica parola l’ ambiente di invecchiamento. Questo ambiente è caratterizzato fondamentalmente dalle caratteristiche del magazzino e dal clima. Il primo influenza la maturazione del whisky in base anche alla disposizione dei barili, mentre il secondo impatta soprattutto sull’evaporazione del distillato: il tasso di evaporazione stimato è in media del 2% annuo.
Più bassa è la temperatura, più umido è il magazzino e più probabile è l’evaporazione dell’alcol (essendo più volatile dell’acqua). Così, il whisky perde la sua forza alcolica ma non il suo volume. Viceversa, maggiore è la temperatura, più secco è il magazzino e più probabile è l’evaporazione dell’acqua. In queste condizioni, il volume del whisky cala ma la resistenza alcolica rimane stabile.
Ed è per questo che i whisky invecchiati in clima tropicale, risultano più forti e decisi dei loro simili invecchiati in un clima rigido, come può essere quello scozzese. Anche l’aria circostante che filtra attraverso i pori del legno ha un ruolo principale. I whisky invecchiati vicino al mare, in particolare quelli della penisola di Campbeltown, dell’Isola di Islay e dell’isola di Skye, sono intrisi di aromi marittimi, spesso con aromi salati molto pronunciati.
Due botti riempite dello stesso whisky anche se identiche, che hanno contenuto precedentemente lo stesso liquore o distillato, messe nello stesso ambiente una accanto all'altra per lo stesso periodo di tempo, possono dare alla fine un prodotto diverso. Alcuni ritengono che un whisky acquisisca circa l'80% del suo carattere finale dalla botte nella quale ha riposato. Sicuramente la botte non può migliorare un whisky cattivo, ma può rendere grande un buon whisky.
IMBOTTIGLIAMENTO: Alla fine del termine di maturazione, prima di essere imbottigliato, il whisky viene diluito per portarlo da gradazione alcolica di circa 60% a una più piacevole di 40-45% (40% è il minimo legale perché si possa considerare ufficialmente whisky). Alcune distillerie hanno impianti di imbottigliamento di proprietà, mentre la magior parte delle stesse inviano il loro malto ad impianti specializzati per il confezionamento.
L’espressione che si trova su alcune etichette, “chill filtered” signigica filtraggio a freddo, la quale avviene tramite un piccolo mash a 0°C. Questo processo serve a togliere le ultime impurità presenti dopo gli anni di invecchiamento, donando brillantezza a discapito di una leggera perdita d’aroma.
DEGUSTAZIONE.
Come si può capire, il profilo aromatico dei whisky, soprattutto quelli estremamente curati dalla Scozia, è costituito dalla combinazione di fattori che devono perfettamente bilanciarsi fra di loro. Le materie prime, la forma degli alambicchi utilizzati, ma anche la passione dei mastri distillatori o il clima di quel particolare periodo, sono tutte componenti che devono essere minuziosamente studiate.
Quando si parla di degustazione, è opportuno distinguere due categorie di whisky: la prima, comprendete circa il 95% dei whisky in circolazione, viene chiamata “whisky giornalieri”. Sono quelli degustati comunemente nei pub e che puntano le loro strategie sul prezzo e poco sul marchio. Al contrario, la seconda categoria di whisky, viene chiamata “whisky da degustazione” i quali prevedono un lungo rituale e rigide condizioni ambientali tra cui la scelta del bicchiere, l’orario di degustazione e persino il luogo in cui deve avvenire.
La degustazione chiama in causa la vista, l’olfatto, il gusto e anche il tatto. Ogni fase è cruciale per analizzare un whisky, tramite le quali è possibile svelare tutte le varie componenti “nascoste”, come la sua età, il metodo d’invecchiamento, il paese e persino la regione in cui è stato prodotto.
Il percorso in cui ci s’incammina è ricco di immagini e ricordi aromatici che scavano nella memoria del degustatore. Non a caso, il finale della degustazione (aftertaste), rappresenta un passaggio estremamente soggettivo, in cui ogni degustatore ricorda e mantiene nel palato, aromi differenti a seconda di ciò che gli piace di più o di meno, ma che fondamentalmente gli ricorda esperienze passate del tutto personali.
L’analisi sensoriale è finalmente completata dall’esame del bicchiere vuoto. Una volta che l’alcol è evaporato, il vetro emana l’essenza secca del whisky. I giovani whisky lasciano un’impronta generalmente sottile, mentre al contrario, i whisky invecchiati sono soggetti a lente ossidazioni che rendono questa essenza molto intensa.