GUIDA ALLO "STILE" DEL VINO.
Poter lavorare in cantina delle buone uve date da un vigneto con caratteristiche ottimali di terreno, luogo di esposizione, clima ed influenzato da buone pratiche agricole non è l'unico fattore che determina la bontà di un Vino. Il Cru genera sicuramente dei tratti identitari importanti ma, Madre Natura non dà sempre lo stesso prodotto e quindi se ci si affidasse solo ad essa o al caso, il prodotto finito potrebbe essere buono come non potrebbe esserlo affatto.
Pertanto, la mano dell'Uomo che conosce ed espleta nel giusto modo tutte le tecniche ed i processi che possono influenzare le caratteristiche gustative è fondamentale sia per ottenere un Vino senza difetti che uno con struttura e gusto desiderati già ad inizio lavori. Inoltre, una determinata struttura o gusto può sì appartenere già al prodotto base ma spesso è solo l'abilità del viticoltore-enologo ad operare l'uso dell'Uvaggio o Assemblaggio (vinificare insieme uve di diversi vitigni) e del Taglio (miscelazione di vini diversi per tipologia, percentuale ed annate) a determinare la continuità del gusto voluto e pertanto consentirne in modo più o meno facile la sua identificazione.
La necessità di manipolare il vino può essere determinato dal mercato e dalle mode alle quali esso stesso si deve adeguare e, fortunatamente, ad oggi sembra essere finalizzata solo all’ottenimento di un prodotto finito qualitativamente superiore o innovativo.
Partendo da queste considerazioni come già accaduto per la Birra anche per il Vino si tende a usare, ma ancora con leggerezza e soprattutto con l'intento di definire l'aspetto gustativo, il termine "Stile" per definire e quindi categorizzare i prodotti vinicoli.
Rossi, bianchi, orange, rosé, spumanti e da dessert sono stati suddivisi considerando la loro corposità, il loro colore ed altri attributi nelle 10 categorie che di seguito specifichiamo:
1. VINI ROSSI DI CORPOSITÀ PIENA (ad esempio: Cabernet Sauvignon, Syrah, Cabernet Franc, ecc...).
I vini rossi dalla corposità piena hanno più tannini e sono più ricchi di contenuto alcolico. I tannini donano una sensazione tattile astringente nella parte posteriore della bocca che si asciuga legandola a sé. Provengono dalle bucce dell’uva, dai vinaccioli e dal vino conservato in botti di legno nuove. Per quanto riguarda l’olfatto, i vini rossi dalla corposità piena posseggono un aroma che ricorda diverse spezie, pelle e frutti scuri come le ciliegie acide. Essendo in generale molto potenti, questi vini dovrebbero essere abbinati a cibi altrettanto forti come un buona bistecca di manzo succosa. Dovrebbero anche essere serviti in larghi bicchieri a forma di calice per catturare i loro aromi e sapori. Per produrre un vino rosso pienamente corposo bisogna iniziare prima di tutto con le uve rosso scure dalla buccia spessa. Dopo la prima fermentazione, se ne può avere una seconda chiamata malolattica. Ciò comporta un aumento del livello di acido lattico che dona al vino un sapore più pieno e cremoso. Il vino che si viene così a formare dev’essere conservato in botti di rovere per avere più tannini e un aroma più ricco che contribuiscono a creare una corposità piena. Durante la produzione di vini dalla corposità piena è normale che i produttori di vino vi lascino dentro un po’ di zucchero residuo fermando la fermentazione precocemente. Un altro fattore che contribuisce alla pienezza della corposità del vino è il calore del clima dove viene prodotto il vino. Le temperature più elevate consentono lo sviluppo di uve più dolci che danno una gradazione alcolica più elevata e una corposità più piena.
2. VINI ROSSI DI CORPOSITÀ MEDIA (esempio: Merlot, Barbera, ecc...).
I vini rossi di corposità media sono principalmente conosciuti per essere un ottimo abbinamento per quasi tutti i tipi di cibi. Se non siete amanti dei vini pienamente corposi, potete comunque abbinare i rossi di corposità media anche ai cibi più pesanti. Le note di pepe di un buon Merlot possono accompagnare quasi tutti i piatti. Ciò li rende un’ottima alternativa da abbinare a pasti dal forte sapore o ad alto contenuto di grassi. Di norma, un vino rosso di corposità media ha un’acidità moderata, una quantità media di tannini e un aroma fruttato predominante che ricorda i frutti rossi. La pienezza della corposità viene ancora una volta influenzata dalla fermentazione, il clima e la possibilità di invecchiare in botti di rovere.
3. VINI ROSSI DI CORPOSITÀ LEGGERA (esempio: Pinot Nero, Gamay, Blaufrankish, ecc...).
I più leggeri dei vini rossi vengono prodotti con uve dalla buccia più sottile e contengono la minor quantità di tannini. Possono pur sempre essere abbinati a molti tipi di cibo come il formaggio. Ciò li rende un’eccezionale alternativa quando non si è amanti del gusto un po’ grezzo dei tannini e del sapore audace dei vini pienamente corposi. Un ottimo esempio di vino rosso dalla corposità leggera è il Pinot Nero. Ha la reputazione di essere la varietà di rosso dal sapore più sottile e delicato, basso contenuto di tannini e un’acidità fresca e vivace. Servito in un bicchiere adatto (bicchiere largo a calice) emana un eccellente aroma di deliziosi frutti rossi.
4. VINI ROSÉ O ROSATI (esempio: Grenache, Sangiovese, Mourvedre, ecc...).
La via di mezzo tra il vino rosso e quello bianco è chiamata vino rosé o rosato – il vino estivo per eccellenza. I rosé possono essere abbinati senza problemi ai cibi più speziati come quelli thailandesi o messicani. È auspicabile servirlo freddo per fare emergere il delizioso aroma fruttato. Il sapore può variare, dalle note di fragola e lampone fino a quelle di melone e agrumi, a seconda della regione e della tecnica di produzione. Il vino rosé o rosato viene prodotto grazie a una breve macerazione che avviene lasciando riposare il vino con le bucce delle uve rosse per poche ore fino a ottenere una bella tonalità rosa. Se il vino viene lasciato con la buccia più a lungo, il risultato potrebbe essere un rosso vero e proprio. Il rosé può anche essere prodotto prendendo del succo dal mosto durante la produzione del vino rosso e mettendolo poi in un tino nuovo. Questo metodo è chiamato Saigneé ed è tipico delle regioni Napa e Sonoma della California. Meno comunemente, il rosé viene prodotto miscelando il vino rosso con quello bianco, questo è principalmente il caso dei vini spumanti rosé della regione Champagne.
5. ORANGE WINE
Gli Orange Wine sono dei vini prodotti con uve a bacca bianca, ma vinificati come i vini rossi, cioè con macerazioni (di durata che varia da qualche giorno a diversi mesi) del mosto a contatto con le bucce e i lieviti. Questo permette ai vini di acquisire tannini, polifenoli e sostanze aromatiche e proteiche che li rendono diversi sia dai bianchi sia dai rossi dal punto di vista visivo, olfattivo e tattile. Anche dal punto di vista del colore, gli Orange Wine sono diversi: perché sono appunto "arancioni", con sfumature di color ambrato che variano a seconda della struttura del vino e di un eventuale affinamento in legno. L'origine degli Orange wine sembra che vada ricercata nell'attuale Georgia migliaia di anni fa. Qui i vini venivano macerati all'interno dei Kvevri, contenitori di argilla molto simili alle anfore usate oggi. Pur rimanendo una nicchia, questi vini si stanno diffondendo in Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti. Spesso la produzione degli Orange wine è fatta applicando alla vigna metodi biologici o biodinamici, con una grande attenzione all'ecologia e la riduzione al minimo dell'uso di sostanze chimica o artificiali. Questo comporta che per gli Orange wine possa essere più alto il rischio di fenomeni ossidativi che possano creare note spiacevoli all'olfatto. Se al naso gli Orange Wine possono avere note erbacee o fruttate, in bocca sono decisamente più complessi e strutturati della maggior parte dei vini bianchi e rosati per via del livello di tannini superiore, abbinato però a una buona freschezza e sapidità. A seconda della durata della macerazione e del vitigno le differenze tra gli Orange wine sono anche molto marcate, ma in generale questi vini risultano ottimi in abbinamento con piatti di carne, anche speziati, e con le specialità della cucina orientale.
6. VINI BIANCHI DI CORPOSITÀ PIENA (esempio: Chardonnay in Rovere, Ribolla Gialla, ecc...).
Questi vini venivano normalmente sottoposti a invecchiamento in botti di rovere e a una seconda fermentazione malolattica. Il più rappresentativo e tipico dei vini bianchi di corposità piena è lo Chardonnay. Questi vini si distinguono per le note di vaniglia e cocco e si abbinano meravigliosamente ai cibi del mare come le aragoste, al risotto agli asparagi, al pollo e a vari formaggi. Normalmente vengono fatti invecchiare per un periodo di tempo abbastanza lungo (dai 3 ai 10 anni) e possono essere un po’ costosi.
7. VINI BIANCHI DI CORPOSITÀ LEGGERA (esempio: Sauvignon Bianco, Zelen, Pinela, Pinot Grigio, Riesling Italico, ecc...).
Vini secchi freschi che sono la prima scelta per coloro che amano sentire un pizzico di vivacità sulla lingua. Da gustare nei periodi più caldi accompagnati da una fresca insalata o da un sushi. È meglio berli quando sono ancora giovani, preferibilmente durante il loro primo o secondo anno di vita. I vini bianchi di corposità leggera non sono difficili da trovare. È possibile acquistare un’eccellente bottiglia a prezzi molto ragionevoli. Questi vini hanno un elevato grado di bevibilità, il che significa che possono essere bevuti da soli o con uno spuntino leggero.
8. VINI BIANCHI AROMATICI (esempio: Moscato, Gewurztraminer, Riesling, ecc...).
Vini che addolciscono la vita. Le note floreali e fruttate del profumo li distingue dal resto dei vini. Sono spesso prodotti con alcuni zuccheri residui per equilibrare l’acidità o l’amarezza che altrimenti risulterebbero aggressive. Coloro che amano aggiungere un po’ di zucchero nella limonata dovrebbero capire cosa intendiamo dire. Per quanto riguarda lo zucchero, ci si dovrebbe rendere conto che la dolcezza di un vino non è dovuta alla varietà dell’uva bensì al modo in cui viene prodotto. Per esempio, lasciare dello zucchero residuo renderà il vino più dolce. Similarmente, qualsiasi tipo di uva può trasformarsi in un vino secco. Il Traminer ne è un esempio. La dolcezza non è un qualcosa che si può sentire olfattivamente. Sebbene alcuni aromi possano essere associati a un sapore dolce, non si può stabilire se un vino è dolce o secco senza averne bevuto un sorso. Relativamente agli abbinamenti, il modo più comune è quello di scegliere un vino più dolce del cibo. Tuttavia, non si dovrebbe aver paura di abbinare un vino dolce a un piatto indiano o thailandese o persino a una salsa cremosa.
9. VINI LIQUOROSI E DA DESSERT (esempio: Brandy, Porto, Sherry, Madera, Vendemmia Tardiva, Muffato, Vino di Paglia, Vino del Ghiaccio O Ice Wine, ecc...).
Come menzionato sopra, i produttori di vino sono in grado di conservare la dolcezza naturale di un vino fermando la fermentazione prima che i lieviti abbiano la possibilità di consumare tutto lo zuccchero. Di conseguenza, tali vini sono più dolci ma hanno una gradazione alcolica più bassa. Vengono chiamati vini da dessert. I produttori possono fortificarli in seguito aggiungendo distillati e aumentando la quantità di alcol. Il risultato è un vino dolce e allo stesso tempo forte. Non ha però un alto grado di bevibilità ed è meglio consumarlo in piccole quantità. Sia i vini da dessert che quelli liquorosi si accompagnano eccellentemente con i dolci come cioccolatini, dolci, biscotti e torte alla frutta.
10. VINI SPUMANTI o BOLLICINE (esempio: Champagne, Cava, Prosecco, Metodo Classico, Penina, Spumante Lambrusco, ecc...).
“Se vinco lo merito, se perdo ne ho bisogno.” rispose Napoleone quando gli chiesero di descrivere lo Champagne. Fino ai giorni d’oggi, il vino spumante è stato ed è ancora la prima scelta per celebrare un trionfo o dolersi di un fallimento. Champagne è la denominazione di origine protetta del vino spumante prodotto nell’omonima regione francese. Pertanto, il vino spumante prodotto in altre località non può chiamarsi Champagne e ha nomi diversi a seconda della regione di produzione. Se lo spumante è prodotto con il metodo tradizionale, le bollicine sono dovute alla seconda fermentazione in bottiglia o in un serbatoio d’acciaio. Questi vini vengono categorizzati in base alla quantità di zucchero contenuto dopo che la fermentazione è completata. Il livello esatto dello zucchero è determinato dalla quantità di sciroppo di tiraggio (Liqueur de tirage), una miscela sciroppata composta da vino, zucchero e lieviti che viene aggiunta per indurre la seconda fermentazione. Se il vino che ne deriva è secco, viene chiamato ‘Brut’, se dolce ‘Doux’. Il vino spumante può essere servito con antipasti salati, pesce e persino con l’intero pasto. A meno che non sia un Doux, si consiglia di non abbinarlo ai dessert che si accompagnano meglio con i vini da dessert e liquorosi.
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Per conoscere meglio i diversi stili vinicoli, raccomandiamo di visitare un negozio di vini ben fornito o andare ad una degustazione del vino.
Le degustazioni sono un modo eccellente per conoscere le proprie preferenze prima di decidere quale vino acquistare.